Articoli Medicina del Lavoro - P&R Public
Anno 3, Trimestre 2
01.06.2013
Emozioni e stress: il Facial Action Coding System (F.A.C.S.) per lo studio delle unità di azione facciali nel riconoscimento delle espressioni
 
 
Taradel L, Mandolesi D, Casale T, Di Pastena C, Scala B, Loreti B, Leggeri C, Concetti A, Penna M, Sacco C, Caciari T, De Sio S, Tomei G

Autori   [Indice]

Taradel L1, Mandolesi D 2, Casale T 2, Di Pastena C 2, Scala B 2, Loreti B 2, Leggeri C2, Concetti A2, Penna M3, Sacco C2, Caciari T 2, De Sio S 2, Tomei G 4

1Psicologa, Codificatrice F.A.C.S. e Danzoterapeuta
2Dipartimento di Scienze Anatomiche, Istologiche, Medico Legali e dell’Apparato Locomotore, Unità di Medicina del Lavoro, “Sapienza” Università di Roma
3Dipartimento di Scienze Anatomiche, Istologiche, Medico Legali e dell’Apparato Locomotore,
“Sapienza” Università di Roma
4Dipartimento di Neurologia e Psichiatria, “Sapienza” Università di Roma


Citation: Taradel L, Mandolesi D, Casale T, et al. Emozioni e stress: il Facial Action Coding System (F.A.C.S.) per lo studio delle unità di azione facciali nel riconoscimento delle espressioni. Prevent Res, published on line 01. Jun. 2013, P&R Public. 49. Available from: http://www.preventionandresearch.com/. doi: 10.7362/2240-2594.118.2013


doi: 10.7362/2240-2594.118.2013


Parole chiave: FACS, Ekman, microespressioni, espressioni, stress

Abstract   [Indice]

Secondo la teoria Darwininana la capacità dell’uomo e dell’animale di esprimere alcune emozioni è geneticamente predisposta; infatti studi condotti nella maggior parte delle popolazioni mondiali hanno dimostrato che l’uomo esprime sentimenti come la paura, la rabbia, la gioia, il disgusto, il disprezzo, la tristezza e la sorpresa nello stesso modo in tutto il globo.
Da molti anni il famoso ricercatore Paul Ekman studia sia la codifica (cioè la trascrizione di ogni unità motoria di azione muscolare coinvolta nell’espressione dell’emozione) che la decodifica (ossia l’interpretazione delle unità di azioni coinvolte) delle emozioni sul volto umano e nel linguaggio non verbale. I suoi interessantissimi studi portano alla luce una metodica che permette un’interpretazione molto accurata dell’emotività aprendo nuove domande sulla capacità dell’uomo e di alcuni animali di provare empatia.
Gli eventi stressogeni della vita vengono vissuti dall’uomo con diverse emozioni: a volte con rabbia, altre con frustrazione o indignazione. Da anni si è capito che l’interpretazione emotiva che il soggetto attribuisce all’evento è determinante affinchè l’evento stesso venga percepito come stressogeno oppure no.
In questa breve review si descriverà l’origine del sistema di codifica chiamato FACS (Facial Action Coding System) e alcune sue applicazioni nello studio delle emozioni.

Testo   [Indice]

Introduzione
FACS (Facial Action Coding System) (1) è un sistema di misura utilizzato per la decodifica delle emozioni, messo a punto da Ekman e Friesen nel 1978. Nasce con l’intento di studiare come le contrazioni dei muscoli facciali cambiano le sembianze del volto.
Alcuni gruppi muscolari formano le Unità di Azione (AU) che determinano le espressioni facciali (fig. 1).
E’ interessante notare come le emozioni vengano espresse attraverso la mimica facciale. Ciò assume un ruolo fondamentale nella comunicazione e giustifica l’esistenza di un numero così elevato di muscoli (ben 36 per creare le espressioni di cui 12 solo per il sorriso) adibiti a tale funzione.
Le espressioni possono essere manifestate in modo volontario o involontario.
Molti autori si sono concentrati proprio sullo studio della via volontaria ed hanno spiegato come questa si associ sostanzialmente al “mentire”. Un’espressione spontanea, infatti, può essere soltanto involontaria e coinvolgere simmetricamente muscoli ben precisi, con una durata che va da poche frazioni di secondo a qualche secondo.
 
 
Fig. 1
 
 
Altri autori invece hanno cercato di individuare i legami tra processi emotivi e processi cognitivi. Izard ad esempio spiega come le emozioni non siano unicamente risposte di valutazione, ma abbiano la funzione di organizzare l’intero comportamento umano. L’autore enfatizza il ruolo del feedback facciale, sostenendo l’esistenza di una concordanza innata tra le emozioni e le loro espressioni facciali (2).
 
Descrizione generale dell’argomento
Un’analisi FACS inizia dalla scomposizione dell’espressione nelle AU che hanno prodotto il movimento, attraverso una microanalisi di filmati. Si valutano poi la durata e l’intensità delle espressioni e si convertono le unità di punteggio, di tipo descrittivo, per mezzo di un computer (utilizzando uno specifico dizionario di interpretazione delle emozioni chiamato “EMFACS ovvero Emotions FACS, 1982” che identifica le AU legate alle espressioni facciali in linea con la teoria sostenuta da Darwin e da altri ricercatori).
In questo modo sono state identificate 44 AU (Unità d’Azione) per le espressioni facciali e 14 AU che descrivono i cambi di direzione dello sguardo e della testa.
 
Grazie al FACS gli autori hanno identificato le cosiddette “microespressioni”, ossia espressioni ultra rapide, della durata di meno di 1/5 di secondo, utilissime perché rivelatrici di ciò che la persona cerca, in un contesto specifico, di nascondere all’interlocutore.
Lo studio delle microespressioni ha aperto un ulteriore filone di ricerche ed ha permesso addirittura l’instaurarsi di un rapporto di collaborazione tra Ekman e gli istituti di sicurezza nazionale, come FBI e CIA.
Nello specifico si afferma che il viso può essere considerato un sistema duplice, un territorio intermedio, dove volontario e involontario si incontrano. Un soggetto può volontariamente esprimere un sentimento falso ma non può nasconderne uno autentico. Ogni emozione è la risultante di decine, a volte centinaia, di espressioni facciali diverse, capaci di combinarsi tra loro e generare stati emotivi misti. Proprio per queste ragioni risulta difficile decodificare un messaggio autentico da un messaggio falso. Secondo Ekman “le microespressioni sono mimiche emotive complete a tutto viso, che durano solo una frazione del tempo normale, così rapide che generalmente non si vedono” (3, 4, 5, 6). Identificare le microespressioni apre strade molto importanti per la comprensione della psiche umana e delle azioni che da essa derivano.
 
Per esempio, gli autori, hanno identificato e classificato 5 probabili indizi rivelatori di menzogna, basati proprio sui movimenti involontari:
 
· presenza o assenza di microespressioni;
· cambio improvviso di direzione dello sguardo;
· spontanea dilatazione delle pupille;
· lacrimazione spontanea;
· insorgenza di rossore, pallore, sudorazione.
 
L’asimmetria nell’espressione facciale resta comunque un chiaro segnale di menzogna, segno determinato dal tentativo di falsificare la mimica del volto; Ekman (7) già nel 1981 confermava che l’asimmetria nel sorriso era molto frequentemente associata con un’imitazione intenzionale (ovvero una falsificazione) del sorriso e si manifestava maggiormente a sinistra. Sia nei bambini che negli adulti un’asimmetria nell’azione del muscolo zigomatico maggiore (il principale muscolo coinvolto nel sorriso) indica una possibile menzogna.
Ekman suggerisce di interpretare un’espressione solo dopo averla confrontata anche con le espressioni del viso, il tono della voce, le parole, i movimenti del corpo, ecc. (6).
 
Aspetto specifico dell’argomento trattato
Un ambito particolarmente interessante, anche se tuttora poco esplorato, è rappresentato dalle ricerche che mettono a confrontole espressioni facciali dei soggetti vedenti e dei non vedenti. Se risultasse la stessa mimica emozionale si avrebbero evidenze di un apprendimento “non visivo” delle emozioni.
La ricerca, pubblicata nel 2009, ha messo a confronto le espressioni facciali di non vedenti (congeniti e non congeniti) e vedenti. Le persone osservate in questo studio sono state: atleti dei Giochi delle Paraolimpiadi svolte nel 2004 e atleti delle Olimpiadi, dello stesso anno (8).
Le espressioni spontanee sia degli atleti vedenti che dei non vedenti (raggruppati rispetto all’origine congenita o meno), sono state fotografate in tre momenti:
-immediatamente dopo la fine del “medal match”;
-nel momento di ricevere la medaglia;
-sul podio mentre, in posa con gli altri finalisti.
I volti fotografati sono stati codificati con il metodo FACS e le loro espressioni classificate utilizzando il dizionario EMFACS (3) (fig. 2).

 
Fig. 2
 
 
Le domande che i ricercatori si sono posti nell’affrontare questa ricerca, sono state quattro:
·ci sono differenze nelle espressioni spontanee tra vedenti, non vedenti dalla nascita e non vedenti non-congeniti?
·le espressioni facciali spontanee degli atleti non vedenti si associano a specifici segnali emotivi?
·le espressioni degli atleti non vedenti differiscono in quanto funzione del setting?
·le espressioni degli atleti non vedenti differiscono in quanto funzione del contesto sociale?
 
Tra i risultati della ricerca emerge che gli individui non vedenti producono una maggiore attività del capo, riferita esclusivamente ai movimenti della testa e degli occhi e non alla muscolatura facciale.
Inoltre si evidenzia un alto livello di concordanza tra AU (Unità di Azione) prodotte da tutti i soggetti studiati. Infatti, analizzando le configurazioni associate alla segnalazione emotiva, emerge che i non vedenti esprimono le emozioni come i vedenti. Ad esempio, al momento di ricevere la medaglia, tutti gli atleti producono sorrisi di Duchenne (sorrisi genuini ed autentici che impegnano sia i muscoli zigomatici che gli orbicolari rispetto al sorriso sociale o simulato che impegna solo i muscoli zigomatici) e stati emotivi misti legati comunque al sorriso; in particolare la maggioranza degli atleti (74%) che vincono la medaglia oro e bronzo producono sorrisi di Duchenne, il 97% produce tali sorrisi nel momento in cui ricevono la medaglia ed il 76% quando si trova sul podio.
 
Si può dunque affermare da questa ricerca che gli individui non vedenti producono espressioni facciali spontanee (in risposta a situazioni emotivamente evocative) uguali ai vedenti e che queste espressioni hanno la stessa funzione sociale, in relazione al contesto.
 
Conclusioni
Il FACS è ritenuto un valido strumento per lo studio e la ricerca sulle emozioni, sulle motivazioni, sui processi cognitivi e relazionali. Ci si auspica che i software di analisi facciale vengano migliorati e resi utilizzabili non solo da esperti codificatori, che ad oggi sono gli unici in grado di codificare e decodificare le emozioni e le microespressioni espresse in un determinato lasso di tempo. I lunghissimi tempi di lavoro (un codificatore impiega un’ora per codificare ogni minuto di ripresa) limitano ancora l’utilizzo di questa metodica che potrebbe essere utile per la valutazione dello stress lavoro-correlato.
La mancanza di letteratura scientifica in merito, porta gli autori ad auspicarsi l’avvio di una ricerca finalizzata alla comprensione dell’utilizzo di questo sistema per il rilevamento del tasso di stress nella popolazione lavorativa e la messa a punto di un metodo capace di ridurre lo stress sul luogo di lavoro, basato sul biofeedback propriocettivo. 

Bibliografia   [Indice]

1.Ekman P. Cutting Edge Behavioral Science for Real World Applications. Available online from: www.paulekman.com.
2.Izard CE. Human emotions. Plenum Press, New York, 1977.
3.Ekman P, Friesen W. Facial Action Coding System: A Technique for the Measurement of Facial Movement. Consulting Psychologists Press, Palo Alto, 1978.
4.Ekman P. I volti della menzogna, Giunti Editore, Firenze, 1989.
5.Ekman P. I volti della menzogna, Giunti Editore, Firenze, 1989.
6.Ekman P. Te lo leggo in faccia, Edizioni Amrita, Torino, 2008.
7.Ekman P, Hager JC, Friesen WV. The symmetry of emotional and deliberate facial actions.
Psychophysiology 1981;18(2):101-106.
8.Matsumoto D, Willingham B. Spontaneus facial Expression of Emotion of Congenitally and Noncongenitally Blid Individuale. Journal of Personality and Social Psychology 2009;96(1):1-10.
9.Ebner NC, Riediger M, Linderberger U. FACES – A database of facial expression in young, middle-aged, and older woman and men: Development and validation. Beahvior Research Methods 2010;42(2):351-362.

Autore di riferimento   [Indice]

Laura Taradel
Psicologa e danzoterapeuta
e-mail: info@preventionandresearch.com

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