Articoli Medicina del Lavoro - P&R Public
Anno 3, Trimestre 2
03.06.2013
Lombalgie e infermieri esposti a movimentazione manuale dei carichi
 
 
Caciari T, Casale T, Sacco C, Chighine A, Di Pastena C, De Sio S, Monti C, Antetomaso L, Prenna A, Marchione S, Colasanti V, Antuono V, Di Marzio A, Penna M, Leggeri C, Concetti A, Zangrilli A, Tomei G, Rosati MV

Autori   [Indice]

Caciari T1, Casale T1, Sacco C1, Chighine A1, Di Pastena C1, De Sio S1, Monti C1, Antetomaso L1, Prenna A1, Marchione S2, Colasanti V1, Antuono V1, Di Marzio A1, Penna M2, Leggeri C1, Concetti A1, Zangrilli A1, Tomei G3, Rosati MV1


1Dipartimento di Anatomia, Istologia, Medicina Legale e Ortopedia, Unità di Medicina del Lavoro, “Sapienza” Università di Roma
2Dipartimento di Anatomia, Istologia, Medicina Legale e Ortopedia, “Sapienza” Università di Roma
3Dipartimento di Neurologia e Psichiatria, “Sapienza” Università di Roma


Citation:  Caciari T, Casale T, Sacco C, et al. Lombalgie e infermieri esposti a movimentazione manuale dei carichi. Prevent Res, published on line 03. Jun. 2013, P&R Public. 50.
Available from: http://www.preventionandresearch.com/. doi: 10.7362/2240-2594.119.2013


doi: 10.7362/2240-2594.119.2013


Parole chiave: movimentazione manuale dei carichi, infermieri, spondilo-artropatie, mal di schiena, mapo index, aspetti medico-legali

Abstract   [Indice]

La movimentazione manuale dei carichi ha un forte impatto su molte tipologie di lavoro. Tutti gli operatori sanitari per la loro mansione sono sottoposti ad un elevato rischio di lombosciatalgia. 
Lo scopo del nostro studio è valutare l’incidenza di lombalgia negli infermieri con classi di rischio differenti.
E’ stato valutato un campione di 217 infermieri, 94 di sesso maschile (50 più esposti e  44 non esposti) e 123 di sesso femminile (61 più esposti e  62 non esposte). I due gruppi di sesso maschile e femminile sono stati resi paragonabili per età, anzianità lavorativa, BMI e attività sportiva.
Tutti i dati ottenuti, confrontando media e deviazione standard risultano non significativi (p>0,05). Si è proceduto a paragonare gli infermieri che hanno presentato almeno un episodio di lombalgia acuta negli ultimi 12 mesi con una popolazione di controllo rappresentata da soggetti con bassa esposizione professionale. Il paragone ha dimostrato che degli infermieri hanno una prevalenza del 9,5%  mentre il gruppo di controllo del  2,2%.
Emerge dalla nostra ricerca che l’indice MAPO non si è rivelato un indice di esposizione correlabile con la lombosciatalgia. Si consiglia, tuttavia, di porre attenzione alla prevenzione della lombosciatalgia.

Introduzione   [Indice]

La movimentazione dei pazienti in ambito ospedaliero, è svolta principalmente da infermieri ed ausiliari. Lo svolgimento di tali attività soprattutto in case di cura o nei reparti di lunga degenza in cui il paziente non è in grado di collaborare, espone gli operatori a rischio di lesioni che coinvolgono in maniera specifica il rachide lombo-sacrale (1, 2, 3).
Dal momento che non risulta possibile eliminare il rischio connesso con tale attività è fondamentale agire al fine di ridurlo, grazie ad una serie di iniziative, quali l’introduzione di procedure corrette e di ausili, l’adeguamento delle strutture, la sorveglianza sanitaria e la formazione degli addetti,a questo proposito il D.Lgs. 81/08 è molto chiaro.
 

Obiettivi   [Indice]

Obiettivo del nostro studio è quello di valutare la prevalenza della lombalgia in popolazioni con classi di rischio differenti risultanti dall’applicazione del modello MAPO (Movimentazione e Assistenza Pazienti Ospedalizzati) (4). 

Materiali e metodi   [Indice]

Materiali e metodi
La lombalgia è una forma di dolore causato da una lesione muscolare, articolare e discale, che si accompagna a fenomeni infiammatori,e insorge per uno sforzo improvviso e di una certa entità che la colonna non riesce ad assorbire correttamente o per accumulo di piccoli sforzi che finiscono per sovraccaricarla.
Il primo obiettivo è stato quello di inquadrare i reparti ospedalieri, sulla base dell’indice MAPO, rilevando i reparti più a rischio e quelli a rischio più basso.
Da una popolazione iniziale di circa 1300 operatori sanitari, sono stati selezionati 564 soggetti che svolgevano la mansione di infermiere.
Sono stati eliminati i soggetti appartenenti a reparti in cui non è stato valutato il rischio mmc ed il personale infermieristico non esposto a mmc.
Sono stati di seguito analizzati un campione di circa 400 infermieri.
Abbiamo voluto considerare la categoria lavorativa e abbiamo verificato se esistono differenze statisticamente significative tra gli infermieri esposti a MMC  e classificati a rischio per l’indice MAPO e gli infermieri esposti a MMC ma classificati non a rischio per l’indice MAPO:
1.      più esposti, cioè gli infermieri che lavoravano nei reparti con indice MAPO >5;
2.      esposti, cioè gli infermieri che lavoravano nei reparti con indice MAPO compreso tra 1,51 e 5;
3.      meno esposti, cioè gli infermieri che lavoravano nei reparti con indice MAPO compreso tra 0 e 1,5.
Dal momento che il numero di soggetti del gruppo più esposto non raggiungeva una numero adeguato ai fini di una valutazione statistica, sono stati accorpati il gruppo dei più esposti a quello degli esposti.
Sono stati così creati due gruppi di studio: un gruppo di soggetti con un’esposizione medio-alta (più esposti ed esposti) ed un gruppo di soggetti con un’esposizione bassa (non esposti).
Dall’analisi sono stati eliminati i soggetti che presentavano le seguenti caratteristiche:
·                     anzianità lavorativa inferiore a 5 anni;
·                     BMI superiore a 30;
·                     Esiti permanenti di gravi traumi/lesioni della colonna.
Dal campione di 400 infermieri sono rimasti inclusi nello studio 217 soggetti suddivisi in quattro sottogruppi:
1)         donne non esposte (n.62)
2)         donne esposte (n.61)
3)         maschi non esposti (n.44)
4)         maschi esposti (n.50)
I due sottogruppi di sesso maschile sono stati resi paragonabili per età, anzianità lavorativa, BMI e attività sportiva; lo stesso è stato applicato per i due sottogruppi di sesso femminile.
Sono stati raccolti e valutate i dati nell’anamnesi patologica remota e prossima e i segni riferiti nella parte relativa all’esame obiettivo.
La valutazione clinica dei lavoratori esposti a rischio movimentazione manuale dei carichi è stata eseguita applicando una metodologia proposta dall’EPM (Unità di Ricerca “Ergonomia della Postura e del Movimento”) che ci ha permesso di classificare i quadri clinici relativi alle spondiloartropatie (SAP) in tre gradi di gravità (I, II, III grado) (5).

Analisi statistica
L’analisi statistica dei dati è basata sul calcolo della media, della deviazione standard, della distribuzione, della frequenza e del range in accordo con la natura delle singole variabili.
Le differenze tra le medie sono state comparate usando il test T di Student. In presenza di valori con una P<0,05, le differenze venivano considerate significative. I dati sono stati elaborati utilizzando il programma PRIMER.
È stata calcolata media e deviazione standard di età, anzianità lavorativa e BMI per ciascun gruppo di studio; tali valori sono stati confrontati mediante il t-test al fine di rendere i due gruppi paragonabili.

Risultati   [Indice]

Confrontando gli esposti con i non esposti di sesso maschile e facendo altrettanto con il sesso femminile  (esposte/ non esposte) la P risulta >0,05, quindi non significativa.
Si è quindi proceduto alla comparazione della prevalenza di soggetti che hanno presentato almeno un episodio di lombalgia acuta negli ultimi 12 mesi tra il totale degli uomini (esposti e non esposti) rispetto ai non esposti e non risulta significatività. Si è poi confrontata la prevalenza di lombalgie in una popolazione di controllo rappresentata da soggetti con bassa o nulla esposizione professionale e riportata sulle linee guida per “la movimentazione manuale dei carichi” (6) con gli uomini esposti.
Il paragone, effettuato  dimostra che il 9,5%  (9 soggetti su 94) degli infermieri presentano lombalgie rispetto al  2,2% (31 soggetti su 1378) nella popolazione di  controllo.

Conclusioni   [Indice]

Discussione e Conclusioni
Le affezioni cronico-degenerative della colonna vertebrale sono di frequente riscontro presso le più disparate collettività lavorative.
Già negli anni 70 Magora at all (7) hanno dimostrato che gli infermieri professionali si collocavano ai primi posti per prevalenza di lombalgia rispetto ad altre categorie professionali.
Nel 2006 il Texas è stato il primo degli Stati Uniti che ha regolamentato l’uso di attrezzature di sollevamento  meccaniche negli ospedali e case di cura per ridurre il rischio da mmc, ritenendo tali rischi inaccettabili sia per i pazienti che per gli infermieri (8).
Numerosi studi (7, 9, 10, 11) ha evidenziato una maggior prevalenza della lombalgia tra gli infermieri, precedendo addirittura gli addetti all’industria pesante (12).
I rischi per la salute più diffusi tra gli infermieri sono: lavoro notturno (13,14), mal di schiena, lesione da taglio,  fattori psicologici (15, 16), stress (17) e mobbing (16, 18) senza sottovalutare poi l’esposizione agli agenti chimici (19, 20, 21, 22), agli agenti fisici (23, 24) che posso perturbare e interferire con l'omeostasi organica, producendo effetti sulla salute.
Altri studi (15, 25) ritengono che il carico di lavoro oneroso da parte di questi lavoratori determini una somatizzazione che  predispone a disturbi muscolo-scheletrici, inoltre su un campione di 971 infermieri si è giunti alla conclusione che sia i fattori psicologici che quelli culturali hanno un ruolo importante nello sviluppo del mal di schiena (15,26,27).
Gli operatori sanitari esposti a moderato rischio sembrano incorrere in un maggior prevalenza di lombalgia acuta rispetto alla popolazione generale (28). La percentuale infatti della lombo-sciatalgia negli infermieri rispetto ad atri lavoratori è di circa il 30% (29) mentre i disturbi dell'articolazione scapolo-omerale (30) sono del 5%.
Risulta che gli infermieri presentano maggiori richieste di pensione di invalidità per mal di schiena di lunga durata, disturbi agli arti superiori e patologie  infiammatorie di natura reumatica (31, 32, 33).
Dai dati OMS risulta che il mal di schiena occupazionale è passato dal 23° nel 1990  al posto 21° nel 2010  (34) ciò rende obbligatorio una maggiore attenzione per le future strategie preventive.
I nostri risultati inducono a ritenere che la lombalgia possa essere meritevole d’attenzione negli infermieri. Tutto ciò al fine di ridurre un possibile aumento dei rischi per la salute e la sicurezza non solo del lavoratore, ma anche di terze parti, generalmente associato a conseguenze medico-legali non sufficientemente indagate e non adeguatamente riconosciute.

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Autore di riferimento   [Indice]

Teodorico Casale
Dipartimento di Anatomia, Istologia, Medicina Legale e Ortopedia, Unità di Medicina del Lavoro, 
“Sapienza” Università di Roma
e-mail: info@preventionandresearch.com

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